A casa mia il 3 febbraio, San Biagio, il panettone benedetto non è mai mancato. Cascasse il mondo la zia trovava sempre il tempo di andare alla prima messa del mattino e far benedire quel panettone che aveva custodito gelosamente da Natale proprio per la benedizione di San Biagio.
I giorni a seguire era festa: io sapevo sarebbe arrivato. “San Biàs benedis la gula e ul nàs. Mangiate un pezzettino di panettone, così non vi viene mal di gola”. Metà era nostro, perché c’eravamo noi, i nipoti, l’altra metà veniva divisa tra lei e le altre due sorelle.
Perché a San Biagio si mangia il panettone benedetto?
In effetti San Biagio e panettone sono sinonimi qui in Lombardia. Vi siete mai chiesti il perché? È perché San Biagio è considerato il santo protettore della gola. Merito di un miracolo: San Biagio avrebbe salvato una bambina che stava soffocando per via di una lisca di pesce che le era rimasta conficcata in gola. Le avrebbe dato un pezzetto di pane da mangiare, e il pane, una volta ingoiato, avrebbe fatto sì che la lisca si togliesse d’intralcio.
Ma era pane, non panettone. Dunque perché questa usanza lombarda? Questa sarebbe tutta da attribuire a una storiella simpatica. Pare infatti che un giorno di Natale una contadina portò a benedire il panettone ma lo dimenticò in canonica. IL prete, visto che la contadina non tornava, un giorno iniziò a mangiarselo ma lei proprio un 3 febbraio, San Biagio, tornò a reclamarlo. Il prete, dispiaciuto, si stava apprestando a scusarsi quando si ritrovò per le mani il panettone della contadina non solo intero ma più grande di prima.
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