Siamo stati ospiti durante il FuoriSalone dello Spazio Lavazza Experience per ascoltare Bottura, Cannavacciuolo e Oldani. Coordinati da Camilla Baresani hanno presentato la loro collaborazione con Lavazza e tre video in cui ognuno presenta una variante delle cialde A Modo Mio.
I tre chef sono talmente celebri che non hanno certo bisogno di nessuna presentazione, ma il loro entusiasmo nell’aver aderito al progetto culturale di Lavazza è contagioso.
Si tratta di un percorso partito nel 2000 con la partecipazione di Ferran Adrià –che continua a collaborare con il marchio italiano- e portato avanti grazie alla lungimiranza di Francesca Lavazza, Corporate Image Director, che ha impostato la linea di svecchiamento dell’immagine del caffè legato alla moka e alla tazzulella, promuovendo il percorso storico aziendale legato al design e ai celebri chef.
Massimo Bottura il poeta sognatore per cui il cibo evoca il ricordo che smuove l’emozione. I piatti che ha presentato sono altamente evocativi. Come to Italy with me, Vieni in Italia con me, nome nato da un libro di Frank Schoonmaker degli anni Trenta, è una rivisitazione in chiave salata della tradizionale granita siciliana servita in tazzina e composta da caffè Lavazza ¡Tierra!, bergamotto candito, capperi di Pantelleria, origano, granita di mandorle di Noto, sale marino, scorze di limone e polvere di caffè.
Mentre Camouflage, omaggio a Gertrude Stein e Picasso, più che un piatto è un sortilegio gettato sui suoi ingredienti, perché abbiano un senso diverso da quello usuale. Si tratta di “una lepre nascosta in un bosco”, una crema di lepre marinata, foie gras, cacao, ricoperta da zucchero caramellato, spezie, erbe essiccate e polverizzate, sale alla vaniglia, porcini disidratati e polverizzati, briciole di biscotti al caffè e cioccolato, cenere di verdura. Prima impressione? Il ricordo di quando da bambina finito l’inverno si ricominciava timidamente ad uscire in giardino per giocare con la terra e l’erba.
Antonino Cannavacciuolo, cubico uomo del sud con il phisyque du role dello chef, protagonista delle versione italiana di Cucine da incubo è un fenomeno di simpatia dalla voce baritonale, i cui primi ricordi d’infanzia sono il profumo del ragù alla napoletana e quello del caffè.
Dopo averci parlato della sua incontenibile pulsione a bere caffè ogni qual volta gli venga messo davanti al naso, ci spiega come il piatto che presenta in quest’occasione, il Tonno vitellato nasca dall’aver notato come il caffè venisse usato da ingrediente con tutto fuorchè con il pesce.
Davide Oldani, definito da Camilla Baresani, l’ingegnere della ristorazione -pare che al D’O tutto sia riconducibile alle griglie di un foglio Excel- è un vero e proprio creatore di design nel senso funzionale del termine: stoviglie, bicchieri e posate che servono a facilitare e ottimizzare la fruizione del contenuto. In questo caso ci parla di Espoon, forato per non rompere la schiuma, e Ecup, tazzina senza senza manico che, grazie alle sponde asimmetriche, permette alla bevanda di defluire meglio nel palato in cui abbiamo gustato una Zuppetta di cioccolato con biscotto al Grana Padano, gelato al latte, agrumi e lollipop di cioccolato realizzato usando l’Espoon come stecchetto. Il nuovo obiettivo di Oldani? Lavorare sull’infusione del caffè in modo da dissociare il gusto dal colore marrone.
Oltre agli chef, sono coinvolti i dieci designer del gusto del team Lavazza, impegnati nella trasformazione materica del caffè. Insomma quel che è il gesto più quotidiano e diffuso d’Italia, grazie a Lavazza è diventato un catalizzatore di talenti.
Che caffè A Modo Mio bevono gli chef? Guartate i video e scoprirete il rapporto di Bottura con Divinamente, Cannavacciuolo alle prese con Vigorosamente mentre Oldani ama ¡Tierra! intenso.
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