Il mondo del cibo è fatto da prodotti e chef che si incontrano dando origine ad un’esplosione di sapori. Ognuno di loro trasforma le materie prime grazie ad un personalissimo estro creativo rendendo ogni piatto unico. Io sono curiosa di natura e ogni volta che mi si presenta l’occasione di esplorare l’universo di uno chef cerco di partecipare, osservare e cogliere le particolarità del professionista che sta cucinando per noi quella sera.
Questa è stata la volta di Alfonso Caputo, chef della stellata Taverna del Capitano di Marina del Cantone, Massa Lubrense (Na). Alfonso era a Milano per partecipare a Identità Golose 2013 ma grazie al poliedrico Carlo Vischi e agli incontri del Circolo del Gusto abbiamo potuto passare una serata al The Hub Hotel in compagnia della sua cucina.
Alfonso Caputo è un esempio di attaccamento alle radici familiari ma con una continua propulsione al miglioramento che l’hanno portato fino ai più alti riconoscimenti. Si è fatto le ossa in cucina da ragazzino con le donne della sua famiglia, ha viaggiato per il mondo alla ricerca del perfezionamento nelle cucine dei grandi chef per poi applicare il loro know-how nella veranda sul mare della Taverna, utilizzando prodotti locali. Uno chef stakanovista, che cucina da mattina a sera realizzando piatto magistrali grazie al pesce della penisola sorrentina e alla pasta e agli ortaggi di Gragnano.
«La nostra non è una cucina d’avanguardia; noi cerchiamo innanzitutto di divertirci e di scansare la routine», racconta Alfonso in un’intervista ad Identità Golose. «Ogni mattina aspettiamo il prodotto perché è lui a far cambiare il piatto, suscitando l’idea per giocare in modo nuovo. Perché creatività non significa scimmiottare gli spagnoli o la molecolare: preferisco perdere la testa per ottenere lo stesso effetto, solo col prodotto naturale». Parole che lasciano trasparire tutta l’onestà di quest’uomo che è stato un piacere vedere all’opera con la pasta del Pastificio dei Campi – presente Giuseppe Di Martino, il riso della Riserva San Massimo , i prodotti della Sartoria del gusto e le erbe di Koppert Cress.
Durante la serata ho sorseggiato prosecco di V8+, Blanc de Neri di Torre Rosazza, il già conosciuto e apprezzato Barbera d’Asti La luna e i falò di Terre da Vino e un delizioso Lambrusco di Sorbara Premium di Cleto Chiarli.
Invece non sono stata abbastanza veloce per i blasonati napolitans di T’a che sono spariti alla velocità della luce. Ma ce la farò ad assaggiarvi cari cioccolatini ripieni, ah se ce la farò!
[…] mesi passati a scrivere di cibo. E sono tutte persone serissime. Ma sottolineo anche il dolore di Alfonso Caputo tutto racchiuso nella frase “Come mi ha detto un collega francese (…): “Voi italiani […]