Mi definisco spesso una “rossista” impenitente: tra bianco e rosso è a quest’ultimo che do la mia preferenza in assoluto. Poi l’abbinamento al cibo, la curiosità ed il desiderio di sentire cibo e vino dialogare tra loro fanno il resto.
Qualche sabato fa sono rimasta sorpresa da un vino bianco e voglio condividere questo mio incontro fortuito con voi per la sua potenza e per la capacità di rimanere impresso nella memoria gustativa e olfattiva. Mi riferisco al Trebbiano Spoletino 100% 2009 di Cantina Novelli. L’ho degustato al Pasta Madre di Milano (dove è possibile abbinare un vino diverso ad ogni portata vista l’offerta di una decina di vini al calice, www.pastamadremilano.it ) insieme ad una “lasagnetta” di piattoni e gamberi rossi in emulsione di agrumi (agrumi che ritroviamo proprio nel calice) e ad un beccafico di branzino panato in una granella di pistacchi. Pietanze che hanno dialogato benissimo con il Trebbiano Spoletino 100%, permettendogli di esprimere tutto il suo catalogo di profumi e sentori.
Al primo impatto olfattivo il sentore tipico del sauvignon: erbaceo, quello che comunemente si configura come pipì di gatto. Un sentore tale da trarre chi lo degusta in inganno, facendoti mettere in dubbio di aver chiesto proprio quel vino e non un altro. E poi in bocca frutta matura, tropicale, mango, ma anche mandorla. Dolce e leggermente sapido al tempo stesso. Piacevolmente persistente.
Un vino facile nel senso più positivo del termine perché è inevitabile che piaccia proprio per la sua semplicità e al tempo stesso ricco di struttura e complesso.
Lo produce un’azienda di Montefalco (la patria del Sagrantino): Cantine Novelli. Vini biologici e la scelta di puntare a 360 grandi sul territorio recuperando antichi vitigni autoctoni come lo Spoletino appunto (in nomen omen… le vigne sono in quel di Spoleto).
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