Sì, sono sparita per un po’. In questi mesi sono successe tante cose, e una su tutte mi sta cambiando la vita: porto in grembo mio figlio. Lo abbiamo desiderato tanto, e ci stiamo godendo ogni piccolo cambiamento di questa strana trasformazione che ci porterà a novembre a diventare genitori di Tommaso, che anche adesso, mentre scrivo seduta al tavolo della cucina, si muove incessantemente, come fa tutti i giorni. Chissà dove pensa di andare.
Non c’è niente di più bello, e io, che tempo fa inorridivo all’idea di avere un cosetto che gira per casa, non avrei mai pensato di essere più felice. Però diciamolo, non è mica tutto semplice. L’idillio materno è cosa per poche.
All’inizio è come se ti esplodesse tra le mani una bomba a orologeria. Sì ok, lo vuoi, però ecco, quando d’un tratto tutto diventa reale e non è esattamente come immaginarlo e basta. Ma ancora hai in mano solo un test di gravidanza (io due, che non si sa mai che il primo si è sbagliato) e l’idea che presto tutto cambierà, perché così dicono tutti.
Poi arriva la prima ecografia. Ma soprattutto senti un cuore battere. E lì realizzi che, porca miseria, è tutto incredibilmente vero. Stordita torni a casa e in cuor tuo sai già che non aspetti altro che il mese dopo per vedere com’è cresciuto.
Il cambiamento più strano per noi donne, però, è quello del corpo. Noi, che si combatte sempre con la linea e la pancia piatta e che quando siamo un po’ gonfie ci sentiamo balene, tutto d’un tratto ci svegliamo e ci rendiamo conto di quello che davvero significhi avere la pancia. Ma la pancia vera, quella che non puoi tirare in dentro o nascondere con una guaina contenitiva. Non prendiamoci in giro, all’inizio non è facilissima da accettare. Ti vedi grassa, anche se non lo sei (ma pancia = grasso, così ci hanno insegnato), i jeans non ti si allacciano più in vita, non sai cosa metterti e poi trovi sempre qualcuno (ovviamente donne, che noi siamo maestre in questo) che mentre gli racconti del vestitino nuovo che hai preso ti dice: “Ma non ti segna?”. …Beh, sì. Sarà difficile il contrario. Ma c’è anche quella che ti incontra, vede che sei incinta e ti dice: “A che mese sei? Il sesto? Dai, ma sei ancora bella!” (questo non è successo a me, ma giuro che ho visto la scena con i miei occhi), come a dire che gravidanza significa per forza diventare dei mostri orribili: un po’ ci sentiamo già così, non è il caso di mettere il dito nella piaga. Ma tu vai avanti, combattendo con le tue fisime e quelle che ti fanno venire gli altri, e io sono fortunata: ho un marito che mi ripete tutti i giorni che sono sempre più bella (ringraziando Dio, l’amore è cieco).
Non fai in tempo ad abituarti alla pancia che cresce e a quel pericolo smagliatura che cerchi di evitare ogni giorno cospargendoti di olio di mandorle come neanche faresti con un carrè di costine pagato 500 euro che ad un certo punto una sera, mentre sei lì sul divano a guardare la Tv, vedi la pancia muoversi. Porca miseria, che shock! All’inizio la cosa mi ha divertita. Poi sono andata a letto con un senso di smarrimento incredibile e ho improvvisamente realizzato di avere una sorta di alieno che si muoveva in autonomia dove di solito ci immaginavo solo cibo. Ci ho messo un paio di giorni per riprendermi, lo ammetto. Adesso convivo con un terremoto h 24.
In tutto ciò, questa nuova vita mi ha fatto un (doppio) regalo: una pressione sempre sotto terra e due gambe che sembrano di piombo. E che insieme ad altre varie ed eventuali che non sto a raccontare mi hanno costretta a rimanere a casa con un po’ di anticipo. All’inizio smettere di lavorare dopo 12 anni ininterrotti mi ha fatto sentire completamente persa. Mi mancava il mio lavoro, la mia routine. Mi mancava scrivere ed è come se mi si fosse aperta una voragine sotto i piedi. Poi piano piano ho capito che Tommaso da laggiù voleva solo che mi dessi una ridimensionata. Che in fondo noi, donne bioniche dei tempi moderni, pensiamo sempre che ogni frenata sia una sconfitta, e invece a volte è solo l’occasione per voltare pagina con una nuova consapevolezza.
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